Secondo me descrive la situazione di un tentato suicidio, precisamente di un uomo che ha provato a gettarsi da un palazzo (me lo fa pensare la parte "faccio in pezzi pupazzi di gesso").
Il brano inizia con il protagonista - confuso - trasportato attraverso una barella tra le corsie dell'ospedale. Tutti sanno cosa gli è successo, infatti gli puntano gli occhi addosso.
"Tu ridi della mia libertà": il protagonista chiama "libertà" il suicidio, forma di evasione dalla sua sofferenza; ma qualcuno ne ride ritenendolo assurdo, perché egli ha una vita davanti e il suicidio non può essere contemplato come soluzione. Un medico?
Probabilmente sì, in quanto la sua "fine" la chiama "progresso". Il protagonista è sopravvissuto... è quasi un miracolo della scienza, un progresso.
"Dico di sì, ti assecondo se lo vuoi" descrive le terapie psicologiche per risolvere questo suo male... ma il protagonista vuole rimanere nella sua depressione; per assecondare scherzosamente e farsi beffe - in modo segreto - di questo "progresso" allora asseconda i medici. Magari inventando qualcosa di assurdo che potrebbe spiegare il suo gesto ("matto, matto, sei un caso tragico").
Ma non è "matto come credi". Il matto in questione è il medico, che prende alla lettera ogni scherzosa parola del paziente per poi inserirla forzatamente in un manuale o un quadro diagnostico.
Il protagonista rimane della stessa idea. Forse è semplicemente stufo di queste etichette, come "depresso"... il che si intonerebbe perfettamente con la personalità di Renato Zero, il rifiuto delle etichette forzate.
Infatti vuole andare via... "non è qui casa mia, non farò quello che vuoi".
Il protagonista allora non è internamente depresso ma semplicemente deluso dalle persone che lo circondano e si sente legato da queste. Ciò che vuole è scappare via, tuttavia è costretto a inserirsi in qualche modo nella società e vedere le ipocrisie davanti a sé ("depresso, depresso... scenderai sempre più in basso").
Secondo me descrive la situazione di un tentato suicidio, precisamente di un uomo che ha provato a gettarsi da un palazzo (me lo fa pensare la parte "faccio in pezzi pupazzi di gesso").
Il brano inizia con il protagonista - confuso - trasportato attraverso una barella tra le corsie dell'ospedale. Tutti sanno cosa gli è successo, infatti gli puntano gli occhi addosso. "Tu ridi della mia libertà": il protagonista chiama "libertà" il suicidio, forma di evasione dalla sua sofferenza; ma qualcuno ne ride ritenendolo assurdo, perché egli ha una vita davanti e il suicidio non può essere contemplato come soluzione. Un medico? Probabilmente sì, in quanto la sua "fine" la chiama "progresso". Il protagonista è sopravvissuto... è quasi un miracolo della scienza, un progresso.
"Dico di sì, ti assecondo se lo vuoi" descrive le terapie psicologiche per risolvere questo suo male... ma il protagonista vuole rimanere nella sua depressione; per assecondare scherzosamente e farsi beffe - in modo segreto - di questo "progresso" allora asseconda i medici. Magari inventando qualcosa di assurdo che potrebbe spiegare il suo gesto ("matto, matto, sei un caso tragico"). Ma non è "matto come credi". Il matto in questione è il medico, che prende alla lettera ogni scherzosa parola del paziente per poi inserirla forzatamente in un manuale o un quadro diagnostico.
Il protagonista rimane della stessa idea. Forse è semplicemente stufo di queste etichette, come "depresso"... il che si intonerebbe perfettamente con la personalità di Renato Zero, il rifiuto delle etichette forzate. Infatti vuole andare via... "non è qui casa mia, non farò quello che vuoi". Il protagonista allora non è internamente depresso ma semplicemente deluso dalle persone che lo circondano e si sente legato da queste. Ciò che vuole è scappare via, tuttavia è costretto a inserirsi in qualche modo nella società e vedere le ipocrisie davanti a sé ("depresso, depresso... scenderai sempre più in basso").
Questa, perlomeno, è la mia interpretazione :)